top of page

NON CAPISCO: MI DISGUSTA

Il bambino mette in bocca tutto: niente lo disgusta e se sputa è solo perchè non gli piace. In questo modo "conosce". Ma per l'adulto non é la stessa cosa. Da cosa nasce e come si diffonde l'idea del disgusto?

 

Per approfondire:  IlSole24Ore

Da sinistra a destra: RI-VALUTATO,

RI-TITOLATO, RI-VOLUZIONATO, RI-MOSSO e

RI-SPREMUTA DI LIMONE

 

Mentre Warhol negli anni ‘60 sottolinea a criticamente la serialità e la “democraticità” del prodotto di consumo più diffuso d’America, la “Coca Cola”, il contemporaneo sottolinea con ironia il bisogno di personalizzazione  ed il disperato istinto di RI-UTILIZZO del sempre piu’ ingombrante “cadavere” , che ogni prodotto lascia nello spazio vitale di ognuno, dopo essere stato consumato.

Questi resti sono immangiabili, “inconsumabili” e costituiscono “Il” problema , dei nostri tempi. Questo è il dato che oggi mette ricchi e poveri sulla stessa barca: ma Angiolina Jolie lo sa? Il Presidente lo sa? E tu lo sai?

Coca-Cola

Andy Warhol - 1960

RELEASE: ANDY WARHOL’S COCA-COLA | THE ICON OF AMERICAN POP ART

 

"What’s great about this country is that America started the tradition where the richest consumers buy essentially the same things as the poorest. You can be watching TV and see Coca Cola, and you know that the President drinks Coca Cola, Liz Taylor drinks Coca Cola, and just think, you can drink Coca Cola, too. A coke is a coke and no amount of money can get you a better coke than the one the bum on the corner is drinking. All the cokes are the same and all the cokes are good. Liz Taylor knows it, the President knows it, the bum knows it, and you know it."

Andy Warhol

SE NON CONOSCI NON GUSTI...

...SE NON GUSTI NON CONOSCI

GLI IMMANGIABILI

Negli anni ’60 Europa e Stati Uniti si distinguono nettamente solo nei “contenuti” e non tanto nella forma.

Manzoni “denuncia” il sistema utilizzando le forme ed i metodi della comunicazione di massa per contestarne i valori; Warhol “utilizza” il sistema con le stesse forme e gli stessi metodi di comunicazione per oltrepassare il sistema stesso e comunicare direttamente alla gente attraverso ciò che meglio conosce. 

In tutt’e due i casi il veicolo di comunicazione è il più conosciuto ed indispensabile all’uomo: il cibo. 

I "ri-ciclati"

C. Wymer & A. Caspani (4LA) - 2014

GLI IMMANGIABILI

Negli anni ’60 Europa e Stati Uniti si distinguono nettamente solo nei “contenuti” e non tanto nella forma.

Manzoni “denuncia” il sistema utilizzando le forme ed i metodi della comunicazione di massa per contestarne i valori; Warhol “utilizza” il sistema con le stesse forme e gli stessi metodi di comunicazione per oltrepassare il sistema stesso e comunicare direttamente alla gente attraverso ciò che meglio conosce. 

In tutt’e due i casi il veicolo di comunicazione è il più conosciuto ed indispensabile all’uomo: il cibo. 

Big Campbell’s Soup Can, 19 cent

Andy Warhol - 1962

Merda d'Artista

Piero Manzoni - 1961

Il soggetto dell’opera è indicato nel titolo come in una etichetta da supermercato con tanto di prezzo, e vuole essere, infatti, una fedele rappresentazione di un prodotto commerciale, elevato al campo estetico dell’immagine artistica, legittimata a entrare in una galleria o in un museo. Quando, infatti, agli inizi degli anni Sessanta, Warhol passa dall’arte applicata della grafica pubblicitaria all’arte pura e indipendente, conserva, paradossalmente, lo stesso atteggiamento comunicativo privo di partecipazione creativa, estetica ed emotiva. Egli riproduce ciò che sta sotto gli occhi di tutti e lo esalta, senza alcuna intenzione ironica, denigratoria o semplicemente critica. Dunque la lattina della famosa zuppa Campbell, che tutti gli americani compravano, viene isolata ed eternata come nuovo soggetto iconografico per una società feticistica e consumatrice. Prima di arrivare alla semplice riproduzione meccanica di fotografie pubblicitarie, Warhol utilizza qui una tecnica di riproduzione ancora diretta. Dallo schizzo su carta impermeabile passa all’esecuzione sulla carta assorbente e poi sulla tela, attraverso la cosiddetta blotted line, la linea macchiata d’inchiostro, con cui la composizione viene trasferita in una resa libera e realistica. Il risultato è il medesimo e l’oggetto riprodotto acquisisce un’evidenza reale. La minestra in scatola Campbell, come prodotto di massa, diviene simbolo (e lo era già prima dell’intervento di Warhol) dell’American Way of Life. Lo stesso Warhol aveva dichiarato: «Comprare è più americano di pensare, e io sono americano come qualsiasi altro».

Merda d'artista è il titolo di un'opera dell'artista italiano Piero Manzoni.

Il 21 maggio 1961 l'autore sigillò le proprie feci in 90 barattoli di latta, identico a quelli per la carne in scatola, ai quali applicò un'etichetta, tradotta in varie lingue, con la scritta «merda d'artista. Contenuto netto gr. 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961». Sulla parte superiore del barattolo è apposto un numero progressivo da 1 a 90 insieme alla firma dell'artista.

L'artista mise a questi barattoli il prezzo corrispondente per 30 grammi di oro, alludendo al valore dell'artista che grazie ai meccanismi commerciali della società dei consumi poteva vendere al valore dell'oro una parte di se stesso.

Con la presentazione di un oggetto quotidiano ma caricato di nuovo significato l'opera rivela retaggi neodadaisti. L'artista inoltre elabora la poetica del Nouveau réalisme soffermandosi sulla figura dell'artista, tema centrale della ricerca di Manzoni.

Con questa opera così provocatoria Piero Manzoni voleva svelare i meccanismi e le contraddizioni del sistema dell'arte contemporanea. Questa "protesta" continuò tramite le sue azioni, ad esempio quella di firmare modelle vive e nude o quella di dare uova sode con sopra le proprie impronte digitali.

La scatoletta è diventata un vero e proprio manifesto della sua epoca, contrastando le assurdità artistiche in quanto qualsiasi prodotto veniva premiato e considerato arte non per il valore intriseco, la capacità dell'artista o ciò che suscitava, ma solo dalla notorietà dell'artista.

La critica ha visto la scelta di confezionare le feci come una protesta verso gli artisti che vedevano nell'arte un mezzo di eternarsi. Con quest'ottica l'opera diventa un reliquiario che contiene un ricordo "prezioso" del maestro da venerare come sacro.

 

Uova “immangiabili”, quindi, sono diventate quelle di Manzoni non solo a causa del naturale deterioramento della materia dovuto al tempo trascorso, ma in particolare per il “Valore” artistico e culturale che esse hanno acquisito grazie al loro essere “presentate” in un luogo deputato dell’Arte in qualità di opere uniche ed irripetibili. “Cibo” per la mente la cui “consumazione” oltrepassa la “scadenza” non indicata sulla confezione!

La stessa sorte hanno avuto le uova di epoca Romana, ritrovate nella Tomba 59/98 di Mariano Comense ed oggi conservate al Museo Giovio di Como: i gusci sono stati ritrovati pressoché intatti e presentano un piccolo foro ad un’estremità, forse dovuto ad un sistema di conservazione a noi sconosciuto, che i romani mettevano in atto per poter consumare le uova anche in inverno, periodo in cui le galline non deponevano uova. Ed oggi queste uova sono giunte a noi come valore documentativo sugi usi, costumi ed abitudini alimentari dei Comenses.

Uovo con impronta

Piero Manzoni - 1960

Uova di epoca romana

Museo Giovio di Como

UOVA IMMANGIABILI

Restauro: Centro di Restauro Paola Zanolini e Ida Ravenna (2002)

Prima del restauro il guscio dell'uovo si presentava frantumato. Questo danno ha permesso di studiarne il contenuto e di stabilire l'esatto iter costitutivo dell'opera da parte dell'artista. L'intervento è consistito nella ricostruzione dell'involucro, particolarmente delicata a causa del contenuto mobile e pesante (il tuorlo disidratato). Si è quindi provveduto, tramite calco in cera di un uovo molto simile all'originale, alla costruzione di un nuovo supporto in carbonato di calcio, all'interno del quale inserire il tuorlo e da ricoprire all'esterno con i frammenti del guscio originale

Il 21 luglio 1960 Manzoni presenta al centro espositivo Azimut, aperto da lui a Milano insieme a Enrico Castellani, una delle sue performance più famose, Consumazione dell’arte dinamica del pubblico divorare l’arte, nel corso della quale egli imprime l’impronta del suo pollice su alcune uova sode bollite all’inizio della mostra che offre al pubblico da mangiare, per consacrarlo all’arte entrando in comunione con la fisicità del suo artefice. Come le macchine autodistruttrici di Jean Tinguely, le Uova di Manzoni sono opere che possono essere fruite solo nel momento della loro irrimediabile perdita, necessaria a rendere il pubblico partecipe in prima persona dell’evento artistico, in una sorta di happening che fa del gesto del pittore e della dinamica di gruppo un punto centrale del fare artistico.

Anche solo l’idea di mettersi in bocca qualcosa di pelliccia è tanto disgustosa da fermare quel vano chiacchiericcio da tè delle cinque e mettere, invece, in luce le contraddizioni di un mondo tutto teso alla razionalità. La Oppenheim critica un mondo (prettamente maschile) di pura e fredda razionalità che è riuscito a distruggere l’Europa con la prima guerra mondiale e che sta mantenendo al potere Hitler e i suoi abomini. Lei vuole animare tanto l’inanimato, quanto l’anonimato, esaltare l’ambiguità, l’ambivalenza, distruggere la rigidità calcolatrice a favore di un mondo di sogno, una autre vie (altra vita) che spontaneamente supera i confini della ragione, ma che non per questo non è dotata di un senso profondo: le idee su questa vita arrivano addirittura “con il loro abbigliamento”, già impellicciate.

Attraverso il consueto filo sottile dell’ironia, Meret ricorrerà alla metafora sessuale del cibo, asserita nella Mia governante (e più tardi ripreso nel "bacio" degli stivaletti incollati in La coppia) con le due scarpe da donna legate insieme all’interno di un vassoio e "pronte" per essere servite, che rovesciano il senso di offerta al pasto maschile esponendo alla consapevole e demistificante irrisione la subalterna modulazione del passo femminile nell’attuale relazione tra i generi. Difatti, lo sguardo sulla realtà agita dall’esperienza femminile riconduce nel ‘71 al tema sviluppato con Genoveffa, in quell’amara constatazione d’impotenza rappresentata allegoricamente con un corpo ridotto a tavola legnosa dalle braccia spezzate...

Colazione in pelliccia

M. Oppenheim - 1936

Ma gouvernante

M. Oppenheim - 1936

OPPENHEIM

Il valore della sua tazzina ricoperta di pelliccia sta nella “scintilla che riesce a produrre” (Breton), un sovvertimento dei valori costituiti, la necessità di affermare con forza un punto di vista, che è sempre insolito: questa tazzina sembra interrogarci e chiederci: “Perchè, tu non hai mai pensato niente di più strano?”. “Sì, certo”. “E allora cos’hai da guardare, perchè non l’hai detto anche tu?”

1

2

3

4

5

6

7

8

I BUONI DA MANGIARE

"Dedo - Capsellam" dalla Collezione GustoColorato

M. Gervasoni, A. Sinisi & M. Brunati - 2014

Nato per le nuove dimensioni “nomadi” del gustare, questo finger food kit è eco-consapevole poiché sostituisce le anonime e anti-ecologiche attrezzature di carta e plastica utilizzate nei luoghi pubblici e in occasione di party ed aperitivi.

Riutilizzabile, in quanto lavabile e provvisto di porta bicchiere, vaschetta porta cibo, tovagliolo in tessuto e posate incorporate, è innanzitutto personale e può seguirti in ogni occasione in quanto ripiegabile e leggero.

 

Fatto apposta per mangiare e bere in piedi, o comunque senza un tavolo, permette di avere le mani libere e di muoversi in modo disinvolto senza l'obbligo di stare vicino ad un piano d’appoggio.

 

La sua ideazione nasce dall’osservazione e dallo studio di reperti archeologici legati alle tradizioni culinarie dell’antica Roma; in particolare si tratta della rivisitazione in chiave contemporanea della “padella” del legionario.

La creazione dell'artista Manu Porta di GenesiArt reinterpreta il reperto n 23 della collezione archeologica del Museo Giovio di Como, invertendo valori e rovesciando i termini delle questioni, a partire dai sapori. La ricetta alla quale l'artista era abbinata, "lenticchie con frutti di mare", viene trasformata in dolce da salata che era in origine.

La ciotola viene provvista di un tripode piuttosto alto avvicinando di molto il cibo alla bocca, ottenendo l'effetto di una maggiore comodità associata ad una una più corretta postura nel cibarsi.

La conseguenza della presenza di un tripode si trasforma in un accorciamento proporzionale del cucchiaio a forma di pesce (con riferimento ai frutti di mare della ricetta originale).

Manu Porta ci propone un nuovo strumento per ..."andare a pesca di lenticchie".

Anche la dimensione eco-sostenibile dell'oggetto (la ciotola è realizzata con carta riciclata pressata e ricomposta manualmente) riprende lo spirito pratico della cultura Romana volta a dare

una soluzione efficace ad ognuna delle problematiche del vivere quotidiano. Il nostro problema: dare al consumo di cibo una dimensione meno invasiva dal punto di vista ecologico

"Riciclato rovesciato" per Questioni Conviviali

Manu Porta - 2014

9

bottom of page